CRONACA DI UNA CONNESSIONE | TrentinoMese - Appuntamenti, incontri e attualitĂ  trentina - magazine trentino

CRONACA DI UNA CONNESSIONE

Quindici boccate all’alba, non una di meno non una di più. La testa china sul cellulare prelevato dalla tasca con un gesto naturale – come uno sbadiglio –, un paio di tocchi rapidi per connettersi. Una sigaretta, dose quotidiana di nicotina da inghiottire avidamente a pieni polmoni, tra foto, link, notizie. Quindici boccate per arrivare al filtro biondo. Quindici boccate durante le quali connettersi, prima di lavarsi, del lavoro, dei figli, della moglie, della routine quotidiana. Una mattina, mentre con gli occhi sul telefono si apprestava a rientrare in casa, un chiocchiolìo lo distolse dallo schermo, una sagoma scura appoggiata sulla ringhiera del terrazzo a pochi metri da lui, troppo piccolo e slanciato per essere un piccione. Fu un attimo, poi volò via. La scena si ripetè, mentre lui, sulla soglia dei cinquanta, il sonno leggero e la brutta consuetudine di fumare appena sveglio, a malapena degnava d’uno sguardo il volatile, troppo preso con le sue dita a “mipiacizzare”, commentare tra video, hashtag, inviti, messaggi, gruppi. Finchè un giorno, il fischio insistente di quel merlo testardo, dal piumaggio di un nero brillante, riuscì a distrarlo. Era appena svanita la notte, la campagna ancora ricoperta di quel bianco di gelo, si voltò di scatto ed il merlo volò via rapido. Un secondo dopo, con prudenza, sbucando fuori dalla campagna tornò ad appoggiarsi alla ringhiera del balcone. I due, immobili, sembravano fissarsi. Fu un attimo e un’abitudine si incrinò. Fu in quel preciso istante che l’uomo, mentre spegneva il mozzicone, si sentì inebriato da un’eccitazione di cui aveva perso memoria. La bocca si aprì ad un sorriso, entrò, aprì la credenza, prese rapidamente un biscotto che andò a sbriciolare sul balcone. Il merlo spiccò un volo inaspettato e si allontanò, il sorriso dell’uomo svanì con esso. Ci rimuginò tutto il giorno e, l’alba seguente, uscì con uno spicchio di mela che posizionò vicino alla ringhiera, mentre accendeva la sigaretta. Il merlo non tardò, i movimenti circospetti durarono qualche minuto, finchè non iniziò a beccare. Fu allora che l’uomo pensò occorresse scattare una foto e si trovò stupito di se stesso, della sua dimenticanza: lo smartphone era rimasto da qualche parte all’interno della casa. L’uccello sembrò intravedere le sue intenzioni e si dileguò rapido. Le mattine successive l’uomo uscì sempre puntuale, alcune volte armato di semi di girasole altre di uno spicchio di mela, ogni volta sfornito del telefono, pensando avrebbe fatto scappare il suo nuovo amico piumato. O, forse, resosi conto di quanto attraverso quello strumento la corporeità fosse assente insieme alla parte più vera delle persone, della vita. Quindici boccate per godere appieno di quella nuova abitudine in cui si ritrovava “connesso” con il mondo. E da quel giorno non si trattò più di quello virtuale.