Silvia Tarter | TrentinoMese - Appuntamenti, incontri e attualità trentina - magazine trentino

L’ILLUSIONE IN UN GERMOGLIO: QUANDO L’UOMO PROVA A FORZARE LA NATURA

Certo che noi umani siamo proprio degli esseri stravaganti! Uno spettacolo davvero interessante, se qualcuno ci potesse osservare da lontano.
Irrimediabili sognatori, ambiziosi e vanitosi esploratori, mossi dalla curiosità di spingerci al massimo delle nostre possibilità, varchiamo ogni limite, oltrepassiamo ogni confine, anche quello terrestre ed atmosferico, per dimostrare la nostra intelligenza, la nostra capacità di plasmare la natura per assecondare le diverse esigenze, grazie al sapere sviluppato nel tempo.
Non sempre però ci riusciamo.
Il 3 gennaio scorso la sonda cinese Chang’e-4 ha raggiunto il lato nascosto della luna, fino ad oggi mai raggiunto, per esplorare la sua superficie e capire se al di sotto ci possano essere delle riserve idriche.
Un altro obiettivo della spedizione era però provare, per la prima volta, se in assenza di gravità potessero crescere delle piantine sul suolo lunare. Così, partiti dalla Terra, alcuni semi di cotone, di patata e di arabetta comune, (oltre a uova di moscerino della frutta) sono finiti sulla luna. Sono arrivati in un recipiente con del terriccio, acqua ed aria, con un’apertura per far filtrare un po’ di luce e permettere la fotosintesi.
E, meraviglia, quelche giorno dopo, ecco delle foglioline fare capolino timidamente: è spuntato il primo germoglio di cotone. Il primo germoglio di vita sulla luna! In assenza di gravità, sottoposto a forti escursioni termiche... incredibile! La notizia ha acceso una scintilla di entusiasmo e di speranza. Subito alcune ipotesi tra le più fantascientifiche sono apparse meno impossibili: si è parlato di provare a coltivare forme di vita al di fuori della Terra, di creare delle serre con degli orti lunari, in grado di fornire approvigionamenti di cibo per gli esseri umani. Ve lo immaginereste? Di andare a raccogliere le mele sulla luna in futuro?
Peccato che questo germoglio di speranza lunare si è rivelato in breve tempo una pallida illusione. Dopo pochi giorni infatti la piccola piantina di cotone è morta congelata, non è riuscita a sopravvivere, a fronte di temperature notturne che possono scendere anche di cento gradi sotto lo zero. Gli studiosi dell’Università di Chongqing – che ha progettato l’esperimento – hanno affermato che era previsto che la piantina non avrebbe resistito a tanto freddo.
Come si può infatti pensare di poter coltivare delle piante in un luogo dove le temperature oscillano anche tra i + 100 e i – 100 gradi e dove le notti durano due settimane? Sembrerebbe assurdo, irragionevole!
Eppure noi ci proviamo, proviamo a forzare e superare i limiti. Fa parte della nostra natura. Ed è anche uno degli aspetti più affascinanti della nostra specie. Allo stesso tempo però sappiamo essere molto contraddittori. Perché infatti guardiamo alla luna, andiamo alla ricerca di nuove fome di vita su Marte e allo stesso tempo lasciamo che la Terra soffra, per causa nostra senza cercare seriamente di curarla. Troviamo le risorse economiche per spedire missili nello spazio, ma non per risolvere il dramma della povertà, che affligge quasi un miliardo di persone del pianeta. Siamo in grado di costruire tecnologie avanzatissime, resistenti alle gelide temperature spaziali, ma non riusciamo a modificare le nostre semplici abitudini, il modo in cui ci muoviamo, il cibo che mettiamo nel piatto ogni giorno, gli acquisti che scegliamo, la quantità d’acqua che utilizziamo... Rinunciare, o modificare in parte il nostro stile di vita consolidato sembra costarci uno sforzo immane.
Perché, se siamo per natura dotati di tanta intelligenza, non riusciamo a cercare di proteggere quanto abbiamo di più caro, questa Terra che ci nutre, che ci permette, ogni giorno, di rimanere in vita? Questa Terra che ci offre innumerevoli paesaggi spettacolari: la vertigine di montagne che guardano solennemente al cielo, l’incredibile natura delle foreste, dalle sterminate distese di conifere dell’emisfero Nord alle coloratissime foreste tropicali brulicanti di biodiversità, l’universo subacqueo che popola i suoi mari ed oceani, fonti di vita e di cibo, la bellezza immacolata dei suoi ghiacciai... Una natura che è tuttora fonte di mistero, che nonostante il nostro sapere non riusciamo ancora a decifrare completamente.
Ma a volte capita di non riuscire ad apprezzare ciò che si ha, di darlo per scontato, e di rivolgere il proprio sguardo anelante verso un ipotetico altrove, che, vago e misterioso come un verso di Leopardi, riesce ad attirare maggiormente la nostra attenzione. Come quando si abbandona il paesino per fare fortuna nella grande città, o quando si lascia il proprio paese per andare all’estero... l’altrove sembra portare con sé intrinsecamente quasi una soluzione ai vari problemi.
È buono e giusto cambiare, muoversi, conoscere ed esplorare. Sacrosanto! Ma occorre anche avere il coraggio di mettere a fuoco quali possano essere le priorità, le urgenze da risolvere per poter agire di conseguenza. Forse non ha così senso provare a coltivare piante sulla luna, se sulla Terra alcune coltivazioni invece muoiono, danneggiate da prolungata siccità, da calamità naturali sempre più intense e frequenti, dall’impoverimento della fertilità dei suoli.
Anche qui abbiamo una missione da compiere. Una missione terrestre che rappresenta una grande sfida, ma anche l’opportunità per tirare fuori il meglio di noi, per far germogliare le migliori idee, collaborando uniti, come coinquilini di un’unica casa comune.