Kevin Delaiti: ago, filo e... 22 anni



La sfida del giovane sarto, Kevin Delaiti, che nel suo atelier confeziona capi d’abbigliamento unici e personalizzati. Tra artigianato, manualità ed arte, circondato da Singer e tessuti di ogni tipo, in un ambiente dallo stile parigino, il tentativo di riportare in auge questo mestiere antico, nelle “rue” del centro di Rovereto.

Non chiamatela fortuna, a 22 anni fare il lavoro che si ama, aprendo bottega con tutti i rischi annessi, non è questione di fato ma di tenacia, testardaggine e tante capacità.
Sì, perché quella di Kevin Delaiti, roveretano, classe 1995, è una passione che scoppia alle medie quando butta giù i primi schizzi di abiti ed inizia a disegnare moda. La sua vera fortuna è avere accanto una madre che se ne accorge e lo incoraggia, una donna sensibile, capace di spronarlo costantemente, una vera e propria spalla che lo incoraggia a seguire la propria passione.
Così, dopo aver studiato moda per quattro anni all’Istituto “Canossa” di Trento e partecipato a diversi stage, anche con nomi importanti, dopo aver ottenuto la maturità in ragioneria “perchè non si sa mai”, dopo altri due anni di lavori precari nel campo della sartoria, Kevin decide di fare il grande passo e mettersi in proprio. In quel momento ha 20 anni, un sogno da realizzare, il coraggio di prendere in mano il proprio futuro, ed è il caso di dirlo, cucirselo su misura.
Inaugura “Cinquantacinque”, il suo atelier a Rovereto in via Bezzi, uno spazio confortevole in centro città da cui iniziare. Sceglie di rimanere nella sua comunità, è un ragazzo con i piedi ben piantati a terra che non vuole fare il passo più lungo della gamba, anche perchè qui la concorrenza è minore rispetto ai grandi centri della moda e le conoscenze posso aiutarlo a partire, vuole farsi una reputazione, meritarsi ogni piccolo passo in avanti. Il nome del suo laboratorio artigianale è un mix di fantasia tra la somma dei numeri che compongono la sua data di nascita e il giorno in cui è venuto al mondo: 5 e 5. Ed è in questo spazio che può finalmente mettere in campo tutte le sue capacità, esercitando un lavoro dal sapore “antico” arricchito da tanta passione e manualità.
Forse per questo sorride appagato quando racconta questo mestiere: “Sento il bisogno di tornare indietro, al passato, gustandomi l’intero processo di sartoria. Per me è fondamentale il rapporto con i clienti, la scelta dei materiali, prendere le misure, disegnare i cartamodelli e trasferirli sulla stoffa. Ci vuole molta pazienza in questo mestiere, le regole sono abbastanza rigide e capita anche di sbagliare, dover rifare tutto. La soddisfazione è però enorme quando si coglie la giusta intuizione per confezionare abiti unici e personalizzati partendo da zero”.


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